La storia del Castello di Mombasiglio
Oltre 1000 anni di storia e di storie da raccontare
Il castello di Mombasiglio si erge sulla cima dell'omonimo paese, da cui domina lo spettacolare paesaggio della Val Mongia.
Come ogni castello che si rispetti, anche quello di Mombasiglio ha una storia lunga e affascinante, costellata di continui passaggi di proprietà fra conti e contesse, marchesi, nobili e famiglie benestanti.
Possedere un castello è sempre stato un segno di potenza, militare ed economica.
Ecco le tappe più importanti della sua storia.
Le Origini e la Costruzione del Castello
Il castello, costruito intorno all'anno 1000, si trova nel borgo storico, in una zona panoramica e ben esposta. Il primo documento che ne attesta l’esistenza, un atto di donazione, da parte di un certo “Bonifacius cum Ottavo”, all’Abbazia di Fruttuaria, risale al 1090. La sua storia si intreccia con quella del paese che vi è sorto intorno: fu feudo dei signori di Carassone.
Dai Signori di Carassone ai Marchesi di Ceva
Nel 1134, il castello fu ceduto al vescovo di Asti. Quest'ultimo scambiò il feudo con quello di Boves, concedendo il possesso dell'ampio consortile ai marchesi di Ceva, i quali dovettero successivamente riconoscersi vassalli dei Savoia (1343) e dei Visconti (1351). Dopo la donazione di Asti e dell'annesso marchesato di Ceva da parte di Gian Galeazzo Visconti alla figlia Valentina (1386), il castello appartenne al marito di questa, Luigi d'Orléans, e ai suoi discendenti.
Le Turbolenze del XV Secolo
Mombasiglio costituì, insieme a Bagnasco, uno dei "donzeni" in cui era diviso il marchesato di Ceva. Verso la fine del XV secolo, il castello fu confiscato sotto l'accusa di tradimento ai marchesi che lo possedevano, per ordine del governatore orleanese di Asti, Hector de Monténard.
Il Dominio dei Duchi d'Urbino e l'Avvento dei Genovesi
Nel 1503, Luigi XII, re di Francia (e già duca d'Orléans), donò Mombasiglio e Bagnasco a Francesco Maria della Rovere, duca d'Urbino e nipote di papa Giulio II. Dieci anni dopo, il duca vendette i due territori al genovese Sebastiano Sauli, da cui passarono nel 1522 a un altro genovese, Agostino Lomellini. Alla morte di quest'ultimo, i territori passarono alla figlia Caterina, moglie di Giorgio Spinola. Tuttavia, quando Giorgio Spinola si recò a prendere possesso del feudo, fu trucidato nel 1530 da alcuni marchesi di Ceva, eredi degli antichi proprietari, costringendo la vedova a cedere i diritti sul castello di Mombasiglio e su Bagnasco al marchese di Finale, Giovanni del Carretto, nel 1531.
Dal Marchesato di Finale alla dinastia Savoia
Il castello rimase unito al marchesato finalese fino al 1583, quando, alla morte del principe Alfonso II del Carretto, il feudo fu occupato per ordine del duca Carlo Emanuele I di Savoia, pur rimanendo i diritti feudali agli eredi del marchese di Finale. Alla morte di Sforza Andrea del Carretto, ultimo marchese di Finale (1602), Mombasiglio fu venduto dalla Camera ducale alla famiglia Sandri-Trotti di Fossano.
Le Restaurazioni e la Trasformazione del Castello
La famiglia Sandri-Trotti apportò vari restauri al maniero, conferendogli l'aspetto che parzialmente conserva ancora oggi. La possente torre quadrata, costruita in pietra sul punto più alto della collina, serviva come punto di avvistamento, segnalazione e difesa. Un torrione più basso venne integrato nel corpo del castello. Il complesso fu adattato alle esigenze residenziali e produttive, essendo venute meno le necessità militari.
L'Occupazione Napoleonica
Il Declino e la Rinascita del Castello
A metà del XX secolo, la famiglia proprietaria si estinse e il castello conobbe un periodo di abbandono. A fine anni Ottanta, Riccardo Selini, ligure coniugato con una mombasigliese, lo acquistò e avviò un'importante opera di ristrutturazione, salvandolo dall’incuria. Il castello divenne un ristorante e un albergo. Dopo alcune gestioni che si alternarono negli anni, a dicembre 2001 fu acquistato dalla Fondazione Castello di Mombasiglio, una società con capitale pubblico e privato, che vi realizzò il Museo Bonaparte. Oggi, il castello ospita anche gli uffici del Gal Mongioie e il Marmi e delle pietre della Valle Mongia e del territorio.